Parliamo di e-democracy (o anche democrazia digitale o democrazia elettronica) quando tramite gli strumenti giunti con l’avvento del web sono nate le prime forme di democrazia diretta.
Uno dei primi esempi di e-democracy si ebbe nel 1998 con Move On, nato come gruppo di posta elettronica che – a causa dello scandalo Lewinsky – promosse una petizione al congresso degli Stati Uniti al fine di “censure President Clinton and move on”. Attualmente, il gruppo MoveOn costituisce ancora un punto di influenza strategico per la politica a stelle e strisce; mentre volendo avvicinarci più ai giorni nostri, il caso più eloquente è stato certamente quello della scrittura della nuova costituzione islandese.
Attualmente, tra gli strumenti più in uso per l’esercizio della democrazia diretta, c’è il software LiquidFeedback e tra gli innumerevoli progetti di tanti gruppi politici di tutto il mondo, ce ne sono diversi anche nati in Italia. Oltre ai casi del Movimento 5 Stelle e del Partito Pirata, merito di segnalazione è certamente Partecipami, progetto non di un gruppo politico ma nato dalla Fondazione Rete Civica di Milano; mentre nel mondo – sempre di casi nati non direttamente da gruppi politici – c’è per esempio e-democracy.org fondato negli Stati Uniti dai cittadini dello stato del Minnesota.
Con l’avvento delle nuove tecnologie si partecipa più attivamente alla vita politica proprio perché il web ci aiuta molto nel seguire la politica estera e anche quella del nostro paese.
Il significato dell’e-democracy
L’e-democracy non è solamente l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei settori della democrazia e dei processi democratici; si può dividere in due tipologie:
- tipologia a lungo termine ha il fine di aumentare il livello di educazione dei cittadini così che siano capaci di svolgere un ruolo attivo nella società;
- tipologia a breve termine si pone come fine l’introduzione dei cittadini alle tecnologie.
Per e-democracy s’intede l’uso delle tecnologie per diffondere l’istruzione e coinvolgere le singole persone a partecipare attivamente alla vita politica della società.
Parla dell’e-democracy anche la Pubblica Amministrazione, che vede all’interno di questa attività la possibilità di:
- migliorare la qualità delle politiche pubbliche: potenziando i rapporti tra l’amministrazione e i cittadini questi ultimi si sentono più coinvolti nell’amministrazione e più stimolati a dedicare parte del loro tempo a progetti d’interesse pubblico;
- aumentare la fiducia nell’amministrazione: coinvolgere i cittadini nelle attività pubbliche permette a questi ultimi di avere maggiore familiarità con le iniziative dell’amministrazione, di poter esprimere le proprie opinioni che verranno poi presi in considerazione nel momento di elaborazione delle decisioni;
- contribuire al rafforzamento della democrazia: il coinvolgimento dei cittadini contribuisce ad una maggiore trasparenza all’interno dell’amministrazione.
La e-democracy e il parlamento europeo
La e-democracy sta facendo molto discutere il parlamento europeo che lo scorso maggio si è riunito proprio per affrontare quest’interessante realtà. Considerando quanto siano cambiati i tempi e in quanto si è evoluta la società, sembra essere arrivato il momento di investire in una democrazia capace di incontrare le nuove evoluzioni che si stanno vivendo.
Durante l’incontro in parlamento si è distinto tra tre diversi modelli di democrazia digitale:
- e-democracy, con questo termine si fa riferimento all’uso delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazione per permettere la partecipazione e la consultazione dei cittadini;
- e-government, con questo termine si fa riferimento all’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione nel settore pubblico. In particolar modo ci si riferisce alla possibilità di offrire alle persone servizi pubblici elettronici;
- e-governance, con questo termine ci si riferisce all’uso delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione creano canali di comunicazione in grado di collegare specifici stakeholder con il mondo politico e istituzionale in modo da poter avere un’influenza sul processo decisionale.
L’Unione europea sta già sperimentando diverse forme di democrazia digitale. I cittadini dell’unione possono rivolgere una petizione al Parlamento europeo tramite il portale delle petizioni e possono anche partecipare alle consultazioni aperte dalla Commissione per sondare il parere degli stakeholders su temi che riscontrano il loro interesse. Uno degli strumenti più avanzati di e-democracy è l’Iniziativa dei cittadini europei, prevista dal trattato di Lisbona, permette ad un milione di cittadini europei il diritto di fare un invito alla Commissione europea a legiferare su un tema che loro reputano importante. Queste firme possono essere raccolte sia online ma anche sul formato cartaceo.
Conclusi
Il concetto di E-democracy ha come fulcro l’utilizzo delle tecnologie per incoraggiare la diffusione della cultura, dell’istruzione e quindi della partecipazione politica. Le avanzate tecnologie di cui dispone la società oggi permettono di abbattere quelle barriere culturali e fisiche che prima impedivano la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica. Ora che le tecnologie permettono di superare queste barriere bisogna investire nell’abolizione del digital divide, il divario digitale che intercorre tra le diverse nazioni del mondo e che si verifica anche a livello locale. Questo divario non potrà essere superato da un giorno all’altro ma già iniziare ad appianarlo sarebbe un passo avanti.
Lo scopo è quello di formare cittadini che siano anche elettori attivi e che abbiano accesso alle informazioni che il governo mette a disposizione.
Le tecnologie permettono inoltre di accedere al sapere in modo più semplice. Tuttavia bisogna insegnare anche leggere in modo critico le diverse informazioni presenti sul web in modo da attingere solamente a quelle verificate.