Non chiamatela pizza: la pinsa romana è molto diversa e merita decisamente tanto, per il suo gusto e per la croccantezza, ben diversa dalla pizza napoletana. Si dice che derivi dall’Antica Roma, ma è un falso mito, una leggenda: in realtà, gli Antichi Romani erano soliti evitare di sprecare il cibo usando la focaccia come “base” e condendola con gli ingredienti che avevano a disposizione.

E se sono tanti i condimenti per la pinsa romana da provare oggi, il merito è gran parte della popolarità della specialità stessa. Dal bar sotto casa fino ai forni specializzati, la pinsa romana è ormai un must per i local e per i turisti, curiosi di provare un’alternativa concreta alla pizza. Scopriamo la storia, le origini e come viene condita di solito.
Le differenze tra la pinsa romana e la pizza romana
No, la pinsa romana e la pizza romana non sono la stessa cosa e non vanno confuse. Nel caso della pinsa, parliamo di una piccola “pizza” in pala, di forma ovale monoporzione, che viene stesa rigorosamente a mano e che risulta croccante come vuole la tradizione romana.
Oltre a essere molto digeribile, è sottoposta a due cotture, ovvero una precottura senza condimenti - una fase indispensabile del processo, poiché aiuta a sviluppare i famosi alveoli caratteristici - e una, infine, con tutti gli ingredienti scelti. Contrariamente alla pinsa romana, che è sottilissima in alcuni casi, la pinsa è più alta, ma non perde mai la sua natura “crunch”.
Una differenza, infine, con la pizza napoletana: la pinsa si prepara con molta idratazione e spesso si usa la farina da spolvero durante la stesura. Invece, la pizza napoletana si stende a… schiaffo. Una piccola ma sostanziale differenza.
L’influenza della cultura e delle tradizioni locali
La vera origine della pinsa, come abbiamo visto, non risale fino all’Antica Roma. Certo, è vero che i romani condivano la focaccia come preferivano, con ingredienti di recupero per non buttare nulla. Ma è stato un panettiere a inventare la pinsa, di sana pianta. Ed è il motivo per cui fino agli anni 2000, di fatto, non ne abbiamo mai sentito parlare.
Nel giro di 20 anni, sono state aperte pinserie in ogni parte del mondo, un successo senza precedenti. Viene realizzata con un mix di farine, ovvero farina di frumento, farina di soia, farina di riso e pasta madre. Dal latin pinsere, ovvero schiacciare, è diventata un prodotto irrinunciabile, influenzato inevitabilmente dalla cultura e dalle tradizioni locali. E se è vero che possiamo trovare la pinsa classica, quindi con pomodoro e mozzarella, non mancano varianti golose come la pinsa alla carbonara o la pinsa all’amatriciana.
I condimenti tradizionali della pinsa romana
Ovviamente, la pinsa è oggi frutto di innovazione, ricerca e sperimentazione. Le abbiamo menzionate poc’anzi le “varianti gourmet”, ma ne diremo molte altre. Il nostro consiglio, per chi vuole provare a fare la pinsa in casa o intende mangiarla in vacanza a Roma, è di provare sempre quella tradizionale: pomodorino bio, olio evo “di quello buono” e mozzarella. Fresca, invitante, ideale da mangiare in estate.
Ottimi anche il sugo di pomodori arrostiti o il classico pesto di basilico alla genovese, magari da abbinare alla stracciatella di bufala. L’importante, in cucina, è sperimentare, provare nuovi gusti. Trovare i propri gusti preferiti!
Condimenti per la pinsa romana gourmet
Magari si hanno pochi minuti a disposizione e si desidera mangiare un piatto completo: la pinsa si presta alla perfezione! Bastano pochi ingredienti per ottenere una piccola magia, come pomodorini gialli, stracciatella e alici piccanti. Un sapore praticamente perfetto.
Immancabili le varianti di pinsa alla cacio e pepe o pinsa alla gricia: questa è la vera tradizione romana a tavola. Ma questa specialità si presta per varianti ulteriormente saporite, come a base di prosciutto crudo, stracciatella e zucchine grigliate.
La pinsa è il modo ideale per assaporare gusti autentici, ma anche per provare abbinamenti innovativi. E, dobbiamo dirlo, non si può dire mai di no a un’ottima pinsa con mortadella, burrata e pistacchi, che racchiude in sé la tradizione romana, siciliana e napoletana. Per un’Italia unita, a tavola.