Come il web ci aiuta a seguite la politica europea
Come il web ci aiuta a seguite la politica europea

Se escludiamo le tornate elettorali, soprattutto per le politiche europee, l’informazione (almeno sui media tradizionali) spesso risulta essere estremamente ridotta o strettamente vincolata ai classici lanci di agenzia e alle news di maggiore rilevanza.

Tra i social network più usati (in particolar modo tra gli operatori dei media), sicuramente Twitter è tra quelli più in voga, ed ecco che per chi avesse voglia di essere sempre aggiornato, farà bene a dare uno sguardo a Twitteropoli, una mappa dove sono raggruppati tutti gli account Twitter del parlamento europeo. Un’iniziativa sicuramente semplice ma decisamente utile e lodevole considerando che la comunicazione istituzionale non offre sempre esempi di eccellenza.

Chi invece fosse maggiormente interessato a seguire i “cinguettii” dei vari parlamentari, troverà molto utile monitorare EpNewshub, con la possibilità di filtrare in maniera ottimale i vari tweet.

Come sempre, è bene non fidarsi, specialmente dei nostri politici; in tal caso un controllo delle dichiarazioni di chi ci rappresenta è d’obbligo, ecco perché FactCheck.eu risulterà essere estremamente prezioso, poiché oltre ad essere controllati i parlamentari UE, vengono presi in considerazione anche i capi di stato o di governo di 27 paesi membri e in generale tutti gli esponenti politici di importanza nazionale o continentale che intervengono sui tempi europei.

La politica nell’era dei social

Sempre più spesso i social media e di conseguenza il web sono considerati il luogo delle fake news, specialmente per quanto riguarda la politica. Accade spesso di assistere a scambi di insulti tra i sostenitori di partiti rivali o anche ad accuse di “fake” per un’affermazione pubblicata online dal governo o da esponenti dell’opposizione. Molti politici nel corso della loro carriera hanno fatto non poche gaffe con un uso improprio e spesso impulsivo dei social network.

Può sembrar strano ma proprio queste caratteristiche del web, tra fake e scontri verbali, sono in realtà delle positività per i cittadini: l’impulsività che è alla base di ogni gaffe è un segno di come i social spingano al commentare senza pensare troppo alle conseguenze di quelle parole. Questo consente in maniera indiretta di avere una maggior trasparenza dei processi politici e dei protagonisti della politica, che scrivono senza “filtri”. Per i cittadini-elettori questa è una grande novità, molto positiva, ma non lo è altrettanto per i politici. Il bello (o il brutto?) della rete è che una cosa, una volta che è stata pubblicata, resterà lì, nei meandri della rete. Si ritorna allo scripta manent anche se sarebbe più attuale parlare di screenshot.

Proprio questi ultimi vengono infatti usati dai cittadini per mettere in luce un eventuale voltafaccia e le incongruenze rispetto a quanto quegli stessi politici avevano dichiarato in passato.
Uno dei caso più significativo di un grande cambio di direzione è stato quello di Beppe Grillo sul tema delle unioni civili: quando ha espresso il suo appello alla libertà di coscienza venne ampiamente e duramente criticato dagli utenti, che l’avevano visto come un tradimento rispetto alle intenzioni originali.
Questo è stato uno dei casi più emblematici anche per il Movimento 5 stelle è stato uno dei partiti più social, fornendo anche l’opportunità di sondaggi e voti online (uno anche sul tema delle unioni civili).

I social per i politici

Abbiamo già evidenziato quanto i politici debbano temere l’uso sconsiderato dei social, questo perchè potrebbe a portare molti utenti a cambiare opinione su di loro e di conseguenza potrebbe anche far perdere loro molti voti o adesioni.
Devono stare anche attenti alle “punizioni” a cui possono andare incontro scrivendo cose inopportune sui vari social network. Analizzando i social è possibile vedere quali parlamentari pubblicano commenti più ideologicamente distanti dalla linea del partito fino ad arrivare a prevedere scissioni e anche espulsioni. Una punizione molto severa è stata quella che ha subito il consigliere comunale Pd, espulso dal partito per le parole pubblicate su Facebook circa la vicenda di Carlo Giuliani.

Ma i social non sono solo negatività per i politici: quelli tra loro più in secondo piano, possono usare i social network proprio per ottenere visibilità e migliorare le sorti della propria carriera. Mostrando di avere già un discreto numero di follower (proprio come i fashion blogger), possono ottenere piì chance per una futura rielezione. Proprio su questa rete di followers hanno fatto affidamento alcuni senatori Movimento 5 Stelle che nel febbraio 2016 hanno contestato la scelta di Grillo sul tema delle unioni civili, annunciando online di voler approvare la riforma e chiedendo agli utenti che la pensavano allo stesso modo di condividere la loro adesione con l’hashtag #iovotosi.

L’intermediazione mancata

Nel contesto dei social, dove l’interazione può avvenire direttamente tra i politici e i cittadini-elettori, si fa sentire sempre di meno l’intermediazione che un tempo c’era tra le due categorie. L’intermediazione era fatta principalmente dai giornalisti, ma le cose sono cambiate e anche di molto: un esempio è dato dalle conferenze stampa, dove Matteo Renzi aveva sostituito i punti di cui parlare in tweet. Non è neanche forse corretto parlare di conferenza stampa in senso stretto, anche perché non era fatta per la stampa (che era presente solo fisicamente) ma era rivolta quasi esclusivamente ai cittadini. La mancanza di mediazione tra le due categorie può essere anche una nota positiva (certo non per i giornalisti) per coloro che hanno sempre creduto che le informazioni arrivassero agli elettori già abbondantemente filtrate o addirittura capziose, perché scritte secondo l’idea personale del giornalista di turno.

Un passo avanti

Alcuni tra i più famosi tweet passeranno sicuramente alla storia, il primo dei quali è quello di Matteo Renzo, che con l’hashtag #enricostaisereno cercava di tranquillizzare l’allora Presidente Del Consiglio Enrico Letta, poco prima di far cadere il governo di quest’ultimo.
I social network, con i loro pregi e difetti, hanno portato ad una svolta: costituiscono il terreno che favorisce l’interazione tra parlamentari ed elettori, garantendo così l’opportunità di migliorare la trasparenza dei processi politici. Per adesso non è una rivoluzione ma è indubbiamente un decisivo passo avanti, verso un futuro di maggior trasparenza.